Cambiare il nostro modo di pensare è opportunità
Sono tempi complessi quelli che viviamo.
Inutile rifare la cronologia degli ultimi anni. Tanti eventi così gravi e profondi che hanno cambiato radicalmente la società in cui viviamo.
La complessità porta sempre riflessione e, parlando di lavoro e azienda e mercato, anche crisi.
Soprattutto in contesti come quello italiano molto tradizionale e poco votato al cambiamento e all’innovazione.
Penso alle aziende che attraversano momenti di passaggio.
Alle start up sicuramente, ma anche a quelle aziende che si trovano in pieno passaggio generazionale, alle imprese afflitte da mancanza cronicizzata di risultati perché stentano ad aggiornare il loro modo di lavorare.
Cambiare è creare competenze
Le ragioni di queste criticità sono diverse, ma tendenzialmente sempre riconducibili alla scarsità di competenze organizzative e manageriali e alla carenza di capitale di rischio e alla relativa difficoltà nel raccogliere finanziamenti.
Nelle start up, per esempio, la scarsità di competenze organizzative e manageriali si concretizza nella mancanza di strumenti di progettazione dell’azienda, della programmazione e del conseguente confronto con il realizzato.
Perché oggi non basta avere un’idea imprenditoriale innovativa, nata da un vedere in modo diverso e da una conoscenza tecnica formidabile della materia.
Se il progetto è chiaro, puntuale, misurabile, con alle spalle un’idea organizzativa ed industriale fattiva e realizzabile, sicuramente sarà appetibile ai possibili finanziatori (incubatori, crowfounding, finanziamenti a fondo perduto e di categoria, microcredito ecc.).
Cambiare è pianificazione
Una volta trovati i fondi bisogna iniziare a programmare. Sviluppare la rete commerciale, perché bisogna vendere quello che si produce.
Comporre la struttura organizzativa, perché ogni attività si basa su chi fa che cosa, come e quando, altrimenti c’è caos e zero azione.
Creare la catena del valore aggiunto, perché è necessario sapere come si produce il reddito e dove si concentrano i costi, dove si deve investire e dove si deve ottimizzare.
Dotarsi di strumenti di comunicazione idonei e necessari a presentare le proprie idee al mercato, al pubblico, ai possibili clienti, ai fornitori, agli investitori.
Implementare strumenti di controllo per misurare il realizzato e verificare gli scostamenti.
I risultati ottenuti indicheranno i necessari aggiustamenti che il confronto con il mondo reale richiede all’idea imprenditoriale.
Non basta più l’esperienza di tanti anni di ditta familiare e “dell’abbiamo fatto sempre così”.
Il mercato, i clienti, i prodotti, il contesto, tutto si muove a velocità frenetica.
Negli ultimi anni e con gli ultimi eventi, con statistiche ed andamenti completamente stravolti, è necessario accettare razionalmente che l’idea di azienda di 10 anni fa è ormai preistoria.
Cambiare è doloroso
Non serve arrabbiarsi e neanche aggrapparsi al “si stava meglio quando si stava peggio”. Non serve prendersela con il mondo.
Bisogna invece assecondare il mondo, capirlo e necessariamente adattarsi ed adattare il proprio fare e il pensare.
Questa mancanza di adattamento, o meglio di consapevolezza di dover cambiare, è spesso il freno nel passaggio imprenditoriale generazionale.
E non serve dire “dobbiamo cambiare tutto”. E’ necessario invece capire i propri punti di forza, perché ci sono sempre. Capire dove migliorare e dove cambiare risolutamente ma con delicatezza.
Cambiare per cambiare non porta beneficio. Bisogna partire dalla consapevolezza.
Chi sono, cosa faccio, come lo faccio, come mi posiziono sul mercato, quali sono i miei prodotti, i miei clienti, i partner.
Come si stratificano i miei costi, se i prezzi con cui si vende sono soddisfacenti, sia per chi vende che per chi compra. Com’è composta l’organizzazione aziendale, quale è la catena reale di responsabilità, com’è programmata la produzione e come viene gestita la vendita e da chi.
Cambiare è faticoso
Sembra una montagna impervia da scalare, un elenco di cose scontate e impossibili da realizzare, teorie distanti dalla realtà.
In effetti possono sembrare, ma per cambiare basta poco. Come consulente, la prima parte del percorso è basata sull’ascolto attivo e sul produrre numeri e dati, i fatti per capirsi, da contrapporre alle sensazioni e alla gestione imprenditoriale irrigidita e spesso distorta dalla non comprensione. Sembra un quadro cinico, ma è semplicemente la realtà di aziende che non riescono a scuotersi.
E quando con naturalezza e senza traumi si accompagna il cliente in questo percorso di consapevolezza, poi ogni cambiamento viene, abbastanza naturalmente.
Il passo seguente è introdurre strumenti di programmazione e controllo realistici e tanta formazione.
Perché la formazione deve essere continua, deve riguardare tutti. E’ necessaria perché, se non si impara niente di nuovo, si rischia sempre di tornare a commettere gli stessi errori.
Servono quindi competenze organizzative per crescere, perché bisogna introdurre metodo di lavoro, strumenti di controllo, sviluppo della rete commerciale.
Tanta formazione e consulenza, mirate a sviluppare strumenti da gestire in modo indipendente all’interno della propria attività, affidandosi a professionisti che fanno di questo mestiere il proprio valore aggiunto. Professionisti capaci di far crescere l’imprenditore e la sua idea di azienda.
L’obiettivo in sintesi è sviluppare un sistema impresa che dia efficienza e attrattività agli investitori e la squadra di MBKM è in grado di supportarti efficacemente in questo percorso.
Tutto questo per trasformare la crisi in opportunità e crescita.
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